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27 dicembre, ore 9,30: nonostante Natale e S.Stefano erano appena passati, noi scolte eravamo in sede, pronte a partire per una nuova attività: il campo di servizio..
Dopo un viaggio di circa tre ore giungemmo alla meta: Battipaglia! Piovosa e graziosa cittadina, "patria della mozzarella di bufala". Dopo esserci sistemate nella sede del gruppo FSE Battipaglia 7, che ci aveva gentilmente ospitato, andammo nella parrocchia di Don Ezio; fautore di tutte le organizzazioni di volontariato, cui avremmo prestato servizio.
Ci spiegò quali erano i vari centri di assistenza e come erano organizzati, raccontandoci anche le esperienze, spesso drammatiche, della gente che aveva incontrato ed aiutato. La mattina del ventotto, iniziarono finalmente le attività del nostro campo di servizio.
Andammo a Casa Giona, centro di accoglienza per ragazzi sbandati e con problemi psicologici, ospitato in edificio a due piani. Quello superiore era perfettamente in ordine, perché erano gli stessi ragazzi ad occuparsi delle pulizie e del riordino, in quanto faceva parte del loro programma di recupero. Noi ci occupammo della sistemazione del piano inferiore dove c’era il centro assistenza e sale per riunioni.
Finito questo servizio andammo alla mensa dei poveri, dove di solito erano serviti ca. 60 pasti ogni giorno. Don Ezio ci disse che anni prima questa mensa era gestita dalle suore ma poi, quando queste se ne andarono, rimase abbandonato. Fu così che volontari ed amici di Don Ezio lo ristrutturarono per adibirlo nuovamente a mensa.
Nel pomeriggio, poi, facemmo visita a Casa Speranza., centro di prima accoglienza per tossico dipendenti, alcolisti e persone con problemi fisici. La casa era a due piani, circondata da un terreno molto ampio. Le giornate erano scandite da attività e compiti ben precisi assegnati agli ospiti, in base ad un efficace programma di recupero.. Si occupavano dell’orto, degli animali, della casa e c’era anche chi faceva piccoli lavori di restauro e di falegnameria.
A Casa Speranza, rimanemmo fino a sera, parlando con quelle persone, cantando con loro, ascoltando le loro difficoltà e il loro desiderio di ricominciare una nuova vita!
Queste attività le ripetemmo per i giorni seguenti, fino al 30 dicembre quando, nel pomeriggio, ritornammo a Roma.
Si va in certi posti per donare ed aiutare, con spirito di servizio e umiltà:. poi ci si rende conto che quello che queste persone riescono a darci è molto di più di quello che riusciamo a dare loro.
L’esperienza di questo campo di servizio è stata molto "forte", specialmente quella di Casa Speranza: ne siamo uscite pensierose, turbate, divertite ma sicuramente più ricche di prima.
Luciana e Paola |
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